Alex Zanotti e la sua Dakar 2014

Alex Zanotti e la sua Dakar 2014

Alex Zanotti in tutti questi anni ci ha sempre abituato ad avventure oltre ogni limite, fuori da ogni confine, come dice di lui Roberto Boano

 

“Questo è un vero dakariano, uno che non si spaventa davanti a nulla e che sa trovare sempre la soluzione”, ed anche questa volta è verissimo. Basta sentire cosa gli è accaduto ieri, all’ultimo giorno della sua Dakar 2014.

 

Che la giornata fosse cominciata male si era capito già alle 5 perchè Alex non avendo sentito suonare la sveglia si era alzato in ritardo ed aveva fatto tutte le cose di fretta per non arrivare tardi alla partenza della terza tappa. Ce l’aveva fatta per pochi minuti e poi sul trasferimento si era rilassato dopo la corsa contro il tempo di fine nottata. A 300 chilometri dal bivacco di partenza si era fermato a fare benzina e per puro caso l’occhio gli è caduto sulla sua ruota posteriore.

“Ho visto subito un rigonfiamento su un lato e ho capito che c’era qualcosa che non andava”. E infatti, “dopo dieci chilometri mentre stavo andando alla partenza della PS che era stata spostata, la gomma si è rotta. Non c’era molto che potessi fare, però mi sono fermato e ho controllato che cosa era successo. La Michelin la sera prima aveva lavorato sulla mia gomma (c’è uno stand Michelin a disposizione dei piloti) e nel rimontare la gomma nuova, con la mousse, ha rotto le tele e per questo sono rimasto a piedi. Se me l’avessero detto io sarei andato lì con un’altro pneumatico e avremmo rimesso a posto la ruota”.

Invece nessuno ha detto niente e così Alex si è ritrovato a piedi “e non solo, la ruota uscendo mi aveva anche tranciato il tubicino dei freni, posteriore. Allora ho chiamato il mio meccanico, Marco, al bivacco, e gli ho chiesto di dare a Giampaolo Bedin, con il quale condividiamo l’assistenza, di caricarsi in macchina una ruota nuova, un tubetto dei freni e un po’ d’olio e di portarmelo lungo la strada”.

Bedin però partiva un bel po’ più tardi e nel frattempo Alex è andato dai commissari di percorso che stavano sul trasferimento e ha chiesto loro se anche le auto sarebbero passate da quella stessa strada. “Certamente” gli hanno risposto e invece, dopo mezz’ora non era passato ancora nessuno.

“Allora ho chiesto di nuovo e la persona che era là mi ha detto che si era sbagliata e che le auto passavano a circa 10 chilometri da là. Allora Alex ha lasciato lì la moto, chiedendo ai suoi “colleghi” poliziotti di sorvegliarla ed ha fatto l’autostop raggiungendo la partenza della speciale auto. “Quando ci siamo fermati con gli argentini che mi avevano dato un passaggio ho visto che la partenza vera era molto più in là, e soprattutto in salita, e ho avuto paura che Bedin fosse già partito. Ho fatto la salita di corsa e quando sono arrivato dai crono mi hanno detto che no, non era ancora partito”.

Allora Zanotti è tornato in basso, ha ritrovato colui che gli aveva dato un passaggio e gli ha chiesto se poteva andare al distributore di benzina dove lo aveva caricato per vedere se Bedin era lì e tornare a dirglielo. Il tipo non era proprio felice ma alla fine lo ha accontentato ed è tornato con notizie negative.

Così Alex ha chiesto un altro passaggio ed è tornato a recuperare la moto e a quel punto doveva trovare un modo per portare la moto con la ruota rotta alla partenza della speciale auto. “Ho fermato un tizio che passava con una specie di Fiorino, pick up, e gli ho chiesto di caricare la moto. Lui ha detto che era impossibile, che non ci sarebbe mai stata ma io l’ho convinto del contrario ed alla fine sono riuscito a mettere su la mia moto in uno spazio che era la metà del possibile”. Il tizio perplesso parte con il suo semi-Fiorino ed Alex gli bussa sul tetto dell’abitacolo. “L’ho fermato perchè mi sono reso conto che io sarei rimasto dietro, in piedi, accanto alla moto per tenerla in equilibrio e visto che dovevamo fare circa 20 chilometri era meglio mettersi il casco”. Vestito di tutto punto Alex parte e raggiunge il punto di incontro dove Bedin gli porta tutto l’occorrente.

Per sistemare la moto, la gomma, il tubicino dei freni (con l’ausilio di una siringa comprata nella farmacia lì vicino) e tutto il resto, Alex alle 3 di pomeriggio è pronto per partire, ma quando raggiunge la partenza della speciale gli dicono che per lui è troppo tardi. “Non puoi partire – gli spiegano i cronometristi – ma puoi andare al bivacco di stanotte, alla marathon e ripartire domani”. Alex è insieme ad un altro pilota, in quad e così partono insieme, ma quando raggiungono il bivacco l’organizzazione gli dice che no, non può ripartire perchè il regolamento dice che non si può. Una lunga discussione fra i crono che avevano detto sì e la ASO si risolve contro Alex.

La Dakar 2014 per il pilota di San Marino finisce così.

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