Continua…dal mio ultimo resoconto. Ovverosia dalla Tappa 2 – pisco pisco (e se son trascorse 6 tappe c’è un perchè).
Lasciata quella duna casse’ coi tipi fratturati inizia un trasferimento pieno di barcane, sto andando veloce… le barcane non sono altissime e si riesce a proseguire ad andatura elevata…ma le vibrazioni sono enormi…e infatti a un certo punto vedo una cosa azzurra che mi balla davanti…in tutto questo sballottamento ci metto piu’ di qualche istante a capire che il sentinel è uscito dalla sua sede e, appeso per il cavo antenna, sta rimbalzando ovunque, sul roadbook, sugli ico sul gps…devo fermarmi, e perdo il Rampo…spengo. Scendo.
Quando spegni e scendi nel deserto è sempre una sensazione un po’ strana. Un po come quando sei in mezzo al mare e spegni il motore della barca. Bellissimo ma in qualche misura una sensazione non del tutto di sicurezza.
Dopo un paio di minuti sento rumori strani dal patacchino che ho in mano… E’ la ASO che mi chiama da Parigi:
Do you need medical assistance?
No it’s just a technical problem.
I lost the screws of the sentinel and I’m trying to fix it. Thank you.
E intanto tento di far veloce con le fascette ma la posizione è merdosa e me ne gioco un paio stringendole troppo.
Do you need medical assistance? No, thank you it’s just a technical problem.
I repeat: Do you need medical assistance? No, thank you
Do you need medical assistance? No cazzo! I’m well thank you.
Do you need medical assistance?
Please tell me, do you need medical assistance?
Do you need medical assistance?
Oh..hai rotto i coglioni sto bene è solo sto cazzo di coso che s’è staccato!
Devo ripartire il prima possibile così almeno questo si placa e mi molla un attimo. Intanto mi passano in mille moto, quad ecc ecc.
proseguiamo sempre sulle dune fino ad arrivare a quelle più grandi e composte….le cose diventano difficili ma accettabili…in alcune le creste sono rase di gente che esulta fischia e schiamazza…
Arrivo in un canalone gigantesco con dune composte…sembra quasi un’arena…col pubblico sugli spalti che guarda soffrire i poveri cristiani. E in fatti il povero cristiano combina una delle sue… e se c’è il pubblico c’è anche un perchè.
Sto salendo su una composta assieme ad un altro che mi precede di una decina di metri…vedo che scende senza problemi e quindi proseguo sereno anch’io.
Sereno un cazzo!
La duna dietro non e’ lineare. Dove è passato lui scende normalmente.
Dove sono io c’è un catino di un paio di metri di diametro.
E’ il terrore. Ho sentito storie inenarrabili di gente che ancora sta tentando di uscire da catini …si ma delle dakar degli anni 80.
Il sole è a picco.
I gradi saranno 35/40.
La sabbia è molle.
Se ci finisco dentro ci rimango.
Sono troppo veloce e non mi posso fermare o girare.
Ovviamente tutte queste valutazioni van fatte all’istante.
NON C’E’ alternativa. Bisogna saltarlo.
Saltarlo?!? e chi cazzo sono Ken Roczen all’AMA National? No!
E infatti viene fuori una bella cagata.
Spalanco tutto quello che c’è, e mi stacco da terra… cazzo si… ci sto riuscendo, incredibile… atterro sulla risalita del catino dalla parte opposta…peccato solo che quando atterro l’effetto di 250kg di moto e pilota sono come i saltarelli al parco giochi… vengo sparato sulla luna… quando realizzo sono a 3 metri dalla moto.
Per fortuna ho fatto qualche metro in piu’ con la moto e sono quasi in piano.
Mi rialzo corro alla moto come un astronauta, schiaccio il sentinel che inizia a suonare, la prendo per il manubrio, ma è come sollevare una 500.
Teoricamente ce la si può fare.
Teoricamente.
Ci provo 1, 2, 3 volte.
E’ un peso non solo fisico ma anche mentale. E ogni volta che quasi ce la faccio, quella stronza di ruota davanti rotola sempre indietro e non riesco a passare l’angolo critico. E mi ricade.
Porca puttana c’è da morire.
Il pubblico mi incalza.
Incalza un cazzo!
Sto andando un po’ in ansia, lo capisco e mi capisco.
E allora la butto sul ridere. Mi fermo, guardo il pubblico e alzo le braccia tipo “Hulk Hogan” (non so come cazzio si scrive)… praticamente chiedo l’aiuto del pubblico che non aspettava altro. Inizia un boato di urla, fischi, incitazione e allora mi gaso.
Raccolgo tutte le forze la piglio per quel cazzo di manubrio come se fosse una vacca per le corna e la tiro su.
Ci salgo, ovviamente malamente perche’ mia madre mi ha fatto nano, accendo e riparto.
Arriviamo all bivacco. Belli stanchi. A che tappa siamo?
La 2. Ah…
Tappa 3 – Pisco Nazca e Tappa 4 – Nazca Arequipa – l’inferno del mio io
“Sono finiti i tempi dei ditalini alle vostre Mary Jane Ficarotta”… direbbe Hartman.
Partiamo alle 10 ma l’assistenza deve lasciare il bivacco alle 7. Che palle!
Ci tocca svegliarci comunque presto e attendere al caldo cocente la partenza.
Si tenta di dormire sulle panchine del tendone del pranzo. Parto dietro ad un quad.
Malissimo!
Al km 0.4 tiro una facciata sui sassi che mi fa subito incazzare. Non si vede niente è un canalone di polvere che sfocia in una serie di piccoli canaloni di fesh fesh strettissimi. E’ tutto un brulicare di moto che vanno da tutte le parti. Fa caldo. Caldissimo. Vedo il Rampo che parte in un canalone a destra e lo seguo, finiamo su una serie di dossetti con erba secca. Controllo spesso che non mi si infili nel collettore. Ho sentito delle moto andate a fuoco nelle edizioni passate per questa cosa.
Arriviamo ad uno svalicamento di dune in salita. Io sono già a pezzi. La caduta appena partiti mi ha messo di pessimo umore, il mio corpo non reagisce. Non vuole guidare bene. Patisco moltissimo. Mi devo fermare spesso sulle creste a prendere fiato. E non vedo la sommità dell’Erg.
Significa che ci sono molti KM ancora.
La sabbia stavolta è veramente molle. Sembra quasi un mega campo da cross con innumerevoli salti in salita.
Il difficile è che non riesci a prendere slancio perché le creste non sono abbastanza basse da saltare e sono delle piccole cassè con l’uscita di nuovo in salita.
Con la sabbia molle questo significa una sola cosa: l’inferno! E per me lo diventa.
Mi pianto una volta e faccio una fatica enorme a girare la moto e tirarla fuori. La mia solita tecnica non funziona. La moto si infossa e non riesco a farla uscire a galleggiare. Devo stare in piedi di fianco alla moto e spingere con tutta la forza che ho sul manubrio facendo prendere piano i giri giocando di frizione. E’ un lavoro estenuante e rovente. Arriva il Rampo che mi da una mano e la tiriamo fuori. Poi prosegue. Io mi fermo a prendere fiato.
Riparto e dopo una decina di svalicamenti trovo un catino dentro al quale ci finisco. E’ il calvario. Non ho più forze. Soprattutto mentali.
Mi sembra di non essere più capace a giudare.
Mi sembra di essere “un vecchio che cerca di scopare”.
Tutte le mie certezze fisiche e tecniche stanno vacillando.
Sono alle prime tappe e adesso sto già raschiando il fondo del barile. Cazzo. Tolgo il casco. Mi fermo 10 minuti, intanto è un delirio di moto che passano e che si immerdano anche loro. Ma comunque in qualche maniera proseguono.
Io invece no.
Sono fermo. Non riesco a fare un cazzo. E questa cosa ti uccide dentro.
Nessuno neanche lontanamente si sogna di fermarsi in un posto del genere. Significherebbe la morte anche loro.
Loro lo sanno e non ti guardano.
Tu lo sai e li guardi. Ma non gli chiedi di fermarsi. Perché non te la senti di chiedere un sacrificio tale.
Riprendo fiato, NON SO COME.
Ma riesco a sfruttare una lieve pendenza del catino, spingo con le braccia e tutta la forza che ho, la posteriore piano piano esce, prende velocita’ spalanco prima e seconda, cazzo sto uscendo siiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!
Faccio tutta la parabolica del catino e vado su sabbia vergine che tiene leggermente di più. Riuscendo ad arrivare su un bel dossetto fermandomi in discesa. Quel dossetto non e’ un semplice dossetto. E’ l’eden.
E’ la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
E’ la collina 456 hanburgher hill.
Da li si scorge una via migliore tra le dune che defilata arriva in cima all’erg.
Mi ci fermo 20 minuti. Sono stravolto!
Un altro catino e la mia gara finisce. Questo ormai e’ chiaro nella mia mente.
Mi sto cagando sotto.
Riprendo, riesco a giudare un po’ meglio, seguo la strada alternativa pregando di non trovare sorprese e arrivo in cima.
Cazzo ce l’ho fatta. Per ora.
Inizia la discesa di duna più alta della storia di discese di dune.
Tutti i pochi motociclisti rimasti vanno pianissimo perché la pendenza è inverosimile.
Si prende grande velocita, mentre scendo mi si tappano le orecchie. Quando arrivo in fondo non ci credo.
Guardo su.
Saranno 700 mt di dislivello.
Prendo una strada di pietra a tornanti sull’altro versante e li nel casco ripenso alla salita dell’erg e ai catini e dirompo in un pianto disperato rotto da una innumerevole serie di “Vaffanculo cazzo, vaffanculo cazzo, vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo“,… sto singhiozzando non riesco più a fermarmi faccio una decina di tornanti così, penso alla mia famiglia, alla casa, ai bambini, ai gatti, a tutti voi che mi state seguendo con così tanto affetto e ardimento.
E più penso, più piango, e sputo nel casco tutto il muco che mi scende pieno di polvere perché c’ho i soliti 2 stronzi davanti… ma ormai non me ne frega più un cazzo di niente. Io a questa cosa ci tengo più di tutti voi stronzi (gli altri piloti) messi assieme. Sono disperato e adesso incazzato. Arrivo sul pacifico, è uno spiaggione di 20 km da fare a fuoco con carregge stile touquet. E’ quello che avevo bisogno.
Faccio seconda terza quanrta quinta e sesta piena e facccio sti cazzo di km tutti a fuoco, il polso destro mi fa male, la moto sbacchetta molto ma con regolarità e io me la faccio tutta col motore che urla e brucia così come il mio io.
Quando la 6a lega, butto la quinta e di nuovo a fuoco.
Arrivo alla fine della speciale.
Ce l’ho fatta.
Per oggi.
Tappa 5 – Arequipa Arica – l’inferno del mio fisico – fesh fesh
Cazzo sarà mai?
E’ un girone dell’inferno.
Si parte subito con un canalone in discesa pieno di pietre. Il fesh fesh è come borotalco, appiccicoso come il Vinavil e volatilissimo.
Non riesco a vedere la mia ruota davanti, i quad riescono a galleggiare e sorpassano le moto.
Le moto impazziscono.
La moto mi vola in terra 2/3/4 volte e rialzarla in pendenza è un lavoro atroce.
Si respira a fatica.
Premo il sentinel e tutto il canalone è un rimbombare di beep beep.
Sono tutti impestati in questo posto di merda.
Alcuni tratti si fanno a piedi perché nascosti sotto 30/40cm di fesh fesh ci sono boccioni che ti buttano per terra. E sono un 10km tutti così.
La speciale è solo 130km. Ma ci vorranno 5 ore per uscirne.
Finito il canyon inizia un fuori pista oueddato e pietroso.
Vedo una moto sul cavalletto da lontano, avvicinandomi scorgo il numero 172. No. COSA?!? 172? E’ Bamba, Cristo.
Voglio avvicinarmi ma non troppo perché sono terrorizzato dal vedere una moto demolita… A occhio non sembra però… E’ un tuffo al cuore.
La moto di un amico, di un fratello di tante avventure ferma sul cavalletto in una tappa della Dakar è penso una delle sensazioni più terribili che si possano provare.
Questa cosa mi butta di nuovo nello sconforto.
Penso a mille possibilità.
Lui non c’è.
Tento di rifugiarmi nell’idea che abbia rotto il motore e prego per lui, prego per i 20 km che proseguono. Arrivo in un canyon. Siamo di nuovo alle prese col FF… a metà del canyon vedo un omino tutto bianco. Una motina tutta bianca.
Questo omino sbatte le mani sul petto per pulirsi e spuntano il blu e i loghi di Endurolgy.
E’ il Rampo.
Si e’ cappottato nel FF. Ha gli occhi fuori dalle orbite. E’ demolito tanto quanto me.
Sono i 130 km piu’ devastanti. Ha tirato su la moto innumerevoli volte.
Arriviamo insieme alla fine della speciale dopo 5 ore di calvario fisico con l’incertenza del nostro Bamba. Mega trasferimento su asfalto, facciamo la dogana e arriviamo in Cile. Arrivo al bivacco, al tramonto, cerchiamo il nostro Furgone Boano sicuro di trovarci Bamba. E invece no. Tolgo la maschera senza neanche spegnere il motore e Robi mi fa:
Trauma cranico e piscia sangue.
Ci crolla il mondo addosso. Siamo distrutti. Siamo disperati per il nostro amico.
Lo chiamo immediatamente ma il tel non va… finalmente lo sento, ha la voce impastata, è da solo in un ospedale peruviano.
Dio mio quante bastonate dovremo ancora prendere. TANTE.
Stasera si cambia l’ora. Sarebbero le 19, ma si sposta in avanti di 2 ore quindi son già le 21.
Non andremo a letto prima delle 24.
Sveglia ore 4.
Alle 3:30 sono già sveglio. Ormai siamo devastati.
Tappa 6 – Arica Calama
Doppia speciale. Al mattino dune e FF. Le dune però ce le fanno fare molto presto e quindi la sabbia è buona…cazzo che bello.
Mi prendo bene e inizio a danzare. Mi piace è stupendo.
La sabbia è giusta, l’aria è buona. Ho 3 ore e mezza di sonno ma mi sento bene. Facciamo gli attraversamenti senza problemi.
In cima alla duna più alta c’è l’elicottero con Lavigne. La duna è catinata sulla sommità ma usciamo indenni.
Mega trasferimento, asfalto caldissimo. 2a speciale. E qua è dura.
Non vedo il Rampo… iniziano a passare le macchine, i sentinel suonano nella polvere più micidiale… finisico a 60 allora in un oued, ovverosia un crepaccio scavato dall’acqua in questa piana arida di merda. Lo vedo all’ultimo per la polvere, inchiodo, metto la moto di traverso e atterro parallelo sull’altra sponda, sfondandola e rotolando dentro al crepaccio, profondo un metro e mezzo.
Mi fa male il ginocchio, il polso, la caviglia.
Un male di merda.
Un argentino che sopraggiungeva si ferma e mi aiuta a tirar fuori la moto incastrata nel buco. Tutta la strumentazione è storta, un ICO è partito. L’argentino mi fa con la mano e dice “Tranchilo!”.
Eh, tranchilo un cazzo.
Sta speciale è stata disegnata per ammazzare la gente. Riparto molto dolorante piano piano. Talmente piano che mi passano i tre kamaz russi a fuoco uno dietro l’altro. Fanno paura, fischiano… eruttano fumo nerissimo e scannano come dei bastardi. Nel tragitto vedo svariate moto ferme.
Una Honda non ufficiale è in mille pezzi. Mille.
Malconcio arrivo alla fine della speciale. C’è l’ambulanza e chiedo subito del ghiaccio. Non ce l’hanno. Ma come cazzo fa un ambulanza a non avere ghiaccio porca di quella puttana!!!!… allora mi faccio dare una bottiglia fredda da 2 litri e me la rovescio tutta nello stivale. E’ come venire. Aspetto il rampo, 10/20 minuti non arriva. Cazzo.
Inizio il trasferimento, arrivo al bivacco. Il bivacco sembra lunare. Tira un vento della madonna e la gente gira con la mascherina per la polvere. Non si vede un cazzo. Trovo Boano finalmente. Dopo una decina di minuti arriva il Rampo. E’ talmente stravolto che gli cade la moto facendo la curva. Cade a terra tenendosi il polso, Dentro il casco sta piangendo disperato, glielo levo. Singhiozzando ci racconta di essersi cappottato un po come ho fatto io. Ha una mano gonfia come un pallone. Non riesce a fare nulla, lo aiutiamo tutti. I dottori gli fanno la radiografia, nulla di rotto. Può proseguire. Però ‘sti gran cazzi!
Dormiremo 4:30 ore domani si svalicano le Ande
Tappa 7 – Calama salta – oggi è la tappa Marathon. Stasera si dorme per terra senza assistenza.
si parte col buio…il notaio e’ a pezzi fisicamente e psicologicamente. Non riesce a vestirsi. Io non sto molto meglio. Dobbiamo coprirci moltissimo perche’ a 5000 mt fa un freddo della madonna. Siamo imbarrati di strati, non si riesce a giudare. Non riusciamo a cagare. Si caga sulla strada, piu’ volte. L’ultima e’ su un plateau a 4000 mt. Cagare a 4000 mt e’ come partorire a livello del mare. E’ faticosissimo. E in piu’ quello che mangi ti fa bruciare il culo da matti. E farsi 800km in sella col culo rotto ti picchia in testa ad ogni movimento. Scendendo dal plateau vediamo una moto per terra e un militare seduto su una sedia in evidente stato di shock. Apprenderemo la sera che un giovane francese ha centrato in pieno una cammionetta dei carabinieri. E’ morto. Un minuto di silenzio al bivacco dove molti tentano malamente di trattenere le lacrime per la perdita di un pilota.
Parte la speciale. E’ stile sardegna. Ci siamo preposti che staro’ dietro di lui per aiutarlo se cade o se ha problemi. Ma il coglione che alla fine e’ un toro si gasa e inizia a tirare, e io dietro di lui. E ci divertiamo come dei matti perche’ il tracciato e’ fatto per noi. Sembra di essere in sardegna. Lo facciamo a fuoco. Cade un paio di volte e io lo cazzio perche’ si tira su la moto da solo. Fine speciale. Siamo malconci. Ma cazzo ci siamo. E cazzo non molliamo. Secondo trasferimento. 160 km. Cazzo sara’ mai? Ormai 160 km di asfalto alla fine li sognamo come l’eden. E no. e’ una stradina sterrata di montagna che si inerpica a 4.990 mt di quota con strapiombi paurosi. E’ coperto. Si gela. Si fa fatica a respirare. Ce il toyota assistenza con l’ossigeno lungo la strada che ad alucni servira’ per il mal di montagna. Ogni movimento e’ faticosissimo. Inizia a piovere. Grandina. Arriviamo al bivacco marathon alla sera. Facciamo i filtri. Andiamo a letto. Cioe tutti per terra in un palestrone su materassini di dubbia qulaita. Despres si cambia il motore…da solo…cosi’…
Tappa 8 – Salta Tucuman
La 1a speciale viene annullata per le piogge che hanno ingrossato i fiumi. E’ come manna dal cielo. Pero’ allora vi fate 170 km di trasferimento in piu. E figuriamoci.
Speciale non degna di nota se non per dunette verdeggianti molli e rompicoglioni. Finisce la speciale. 220 km di trasferimento verso tucuman dove non si riesce a passare dalla gente che c’e’ in strada. Gli argentini sono in visibilio. E’ come se avessero vinto il mondiale. Sulle strade ovunque ci sono miglialia di persone. In alcuni tratti dobbiamo farci largo a colpi di limitatore. In alcuni tratti non capiamo quale sia la strada perche’ e’ invasa di persone. Rinizia lo spettacolo dei saluti. E questa cosa ti da la forza di continuare. E0 bellissimo. Alla fine di una fila di persone una tira su la maglietta e ci fa vedere le tette. E tutto quanto diventa bellissimo. Ci sentiamo in pace. Sento suonare una macchina piu’ del solito. E’ papa’ con olga che ci aspettava aun bivio e ci scorta fino al bivacco. Siamo alle stelle. Siamo a Tucuman. Per la giornata di riposo. Che vi dedico con queste righe per quanto ci siete stati vicini in questi giorni. Grazie. A voi. Per le mail gli sms e tutto l’affetto che sentiamo.
Domani si riparte. Altre 6 tappe. Stateci vicino. Non possiamo farcela senza di voi.
Vostro fino slls finr
Lettera del Pres
Tags: Dakar 2013
Continua…dal mio ultimo resoconto. Ovverosia dalla
Tappa 2 – pisco pisco (e se son trascorse 6 tappe c’è un perchè).
Lasciata quella duna casse’ coi tipi fratturati inizia un trasferimento pieno di barcane, sto andando veloce… le barcane non sono altissime e si riesce a proseguire ad andatura elevata…ma le vibrazioni sono enormi…e infatti a un certo punto vedo una cosa azzurra che mi balla davanti…in tutto questo sballottamento ci metto piu’ di qualche istante a capire che il sentinel è uscito dalla sua sede e, appeso per il cavo antenna, sta rimbalzando ovunque, sul roadbook, sugli ico sul gps…devo fermarmi, e perdo il Rampo…spengo. Scendo.
Quando spegni e scendi nel deserto è sempre una sensazione un po’ strana. Un po come quando sei in mezzo al mare e spegni il motore della barca. Bellissimo ma in qualche misura una sensazione non del tutto di sicurezza.
Dopo un paio di minuti sento rumori strani dal patacchino che ho in mano… E’ la ASO che mi chiama da Parigi:
E intanto tento di far veloce con le fascette ma la posizione è merdosa e me ne gioco un paio stringendole troppo.
Devo ripartire il prima possibile così almeno questo si placa e mi molla un attimo. Intanto mi passano in mille moto, quad ecc ecc.
proseguiamo sempre sulle dune fino ad arrivare a quelle più grandi e composte….le cose diventano difficili ma accettabili…in alcune le creste sono rase di gente che esulta fischia e schiamazza…
Arrivo in un canalone gigantesco con dune composte…sembra quasi un’arena…col pubblico sugli spalti che guarda soffrire i poveri cristiani. E in fatti il povero cristiano combina una delle sue… e se c’è il pubblico c’è anche un perchè.
Sto salendo su una composta assieme ad un altro che mi precede di una decina di metri…vedo che scende senza problemi e quindi proseguo sereno anch’io.
Sereno un cazzo!
La duna dietro non e’ lineare. Dove è passato lui scende normalmente.
Dove sono io c’è un catino di un paio di metri di diametro.
E’ il terrore. Ho sentito storie inenarrabili di gente che ancora sta tentando di uscire da catini …si ma delle dakar degli anni 80.
Il sole è a picco.
I gradi saranno 35/40.
La sabbia è molle.
Se ci finisco dentro ci rimango.
Sono troppo veloce e non mi posso fermare o girare.
Ovviamente tutte queste valutazioni van fatte all’istante.
NON C’E’ alternativa. Bisogna saltarlo.
Saltarlo?!? e chi cazzo sono Ken Roczen all’AMA National? No!
E infatti viene fuori una bella cagata.
Spalanco tutto quello che c’è, e mi stacco da terra… cazzo si… ci sto riuscendo, incredibile… atterro sulla risalita del catino dalla parte opposta…peccato solo che quando atterro l’effetto di 250kg di moto e pilota sono come i saltarelli al parco giochi… vengo sparato sulla luna… quando realizzo sono a 3 metri dalla moto.
Per fortuna ho fatto qualche metro in piu’ con la moto e sono quasi in piano.
Mi rialzo corro alla moto come un astronauta, schiaccio il sentinel che inizia a suonare, la prendo per il manubrio, ma è come sollevare una 500.
Teoricamente ce la si può fare.
Teoricamente.
Ci provo 1, 2, 3 volte.
E’ un peso non solo fisico ma anche mentale. E ogni volta che quasi ce la faccio, quella stronza di ruota davanti rotola sempre indietro e non riesco a passare l’angolo critico. E mi ricade.
Porca puttana c’è da morire.
Il pubblico mi incalza.
Incalza un cazzo!
Sto andando un po’ in ansia, lo capisco e mi capisco.
E allora la butto sul ridere. Mi fermo, guardo il pubblico e alzo le braccia tipo “Hulk Hogan” (non so come cazzio si scrive)… praticamente chiedo l’aiuto del pubblico che non aspettava altro. Inizia un boato di urla, fischi, incitazione e allora mi gaso.
Raccolgo tutte le forze la piglio per quel cazzo di manubrio come se fosse una vacca per le corna e la tiro su.
Ci salgo, ovviamente malamente perche’ mia madre mi ha fatto nano, accendo e riparto.
Arriviamo all bivacco. Belli stanchi. A che tappa siamo?
La 2. Ah…
Tappa 3 – Pisco Nazca e Tappa 4 – Nazca Arequipa – l’inferno del mio io
“Sono finiti i tempi dei ditalini alle vostre Mary Jane Ficarotta”… direbbe Hartman.
Partiamo alle 10 ma l’assistenza deve lasciare il bivacco alle 7. Che palle!
Ci tocca svegliarci comunque presto e attendere al caldo cocente la partenza.
Si tenta di dormire sulle panchine del tendone del pranzo. Parto dietro ad un quad.
Malissimo!
Al km 0.4 tiro una facciata sui sassi che mi fa subito incazzare. Non si vede niente è un canalone di polvere che sfocia in una serie di piccoli canaloni di fesh fesh strettissimi. E’ tutto un brulicare di moto che vanno da tutte le parti. Fa caldo. Caldissimo. Vedo il Rampo che parte in un canalone a destra e lo seguo, finiamo su una serie di dossetti con erba secca. Controllo spesso che non mi si infili nel collettore. Ho sentito delle moto andate a fuoco nelle edizioni passate per questa cosa.
Arriviamo ad uno svalicamento di dune in salita. Io sono già a pezzi. La caduta appena partiti mi ha messo di pessimo umore, il mio corpo non reagisce. Non vuole guidare bene. Patisco moltissimo. Mi devo fermare spesso sulle creste a prendere fiato. E non vedo la sommità dell’Erg.
Significa che ci sono molti KM ancora.
La sabbia stavolta è veramente molle. Sembra quasi un mega campo da cross con innumerevoli salti in salita.
Il difficile è che non riesci a prendere slancio perché le creste non sono abbastanza basse da saltare e sono delle piccole cassè con l’uscita di nuovo in salita.
Con la sabbia molle questo significa una sola cosa: l’inferno! E per me lo diventa.
Mi pianto una volta e faccio una fatica enorme a girare la moto e tirarla fuori. La mia solita tecnica non funziona. La moto si infossa e non riesco a farla uscire a galleggiare. Devo stare in piedi di fianco alla moto e spingere con tutta la forza che ho sul manubrio facendo prendere piano i giri giocando di frizione. E’ un lavoro estenuante e rovente. Arriva il Rampo che mi da una mano e la tiriamo fuori. Poi prosegue. Io mi fermo a prendere fiato.
Riparto e dopo una decina di svalicamenti trovo un catino dentro al quale ci finisco. E’ il calvario. Non ho più forze. Soprattutto mentali.
Mi sembra di non essere più capace a giudare.
Mi sembra di essere “un vecchio che cerca di scopare”.
Tutte le mie certezze fisiche e tecniche stanno vacillando.
Sono alle prime tappe e adesso sto già raschiando il fondo del barile. Cazzo. Tolgo il casco. Mi fermo 10 minuti, intanto è un delirio di moto che passano e che si immerdano anche loro. Ma comunque in qualche maniera proseguono.
Io invece no.
Sono fermo. Non riesco a fare un cazzo. E questa cosa ti uccide dentro.
Nessuno neanche lontanamente si sogna di fermarsi in un posto del genere. Significherebbe la morte anche loro.
Loro lo sanno e non ti guardano.
Tu lo sai e li guardi. Ma non gli chiedi di fermarsi. Perché non te la senti di chiedere un sacrificio tale.
Riprendo fiato, NON SO COME.
Ma riesco a sfruttare una lieve pendenza del catino, spingo con le braccia e tutta la forza che ho, la posteriore piano piano esce, prende velocita’ spalanco prima e seconda, cazzo sto uscendo siiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!
Faccio tutta la parabolica del catino e vado su sabbia vergine che tiene leggermente di più. Riuscendo ad arrivare su un bel dossetto fermandomi in discesa. Quel dossetto non e’ un semplice dossetto. E’ l’eden.
E’ la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
E’ la collina 456 hanburgher hill.
Da li si scorge una via migliore tra le dune che defilata arriva in cima all’erg.
Mi ci fermo 20 minuti. Sono stravolto!
Un altro catino e la mia gara finisce. Questo ormai e’ chiaro nella mia mente.
Mi sto cagando sotto.
Riprendo, riesco a giudare un po’ meglio, seguo la strada alternativa pregando di non trovare sorprese e arrivo in cima.
Cazzo ce l’ho fatta. Per ora.
Inizia la discesa di duna più alta della storia di discese di dune.
Tutti i pochi motociclisti rimasti vanno pianissimo perché la pendenza è inverosimile.
Si prende grande velocita, mentre scendo mi si tappano le orecchie. Quando arrivo in fondo non ci credo.
Guardo su.
Saranno 700 mt di dislivello.
Prendo una strada di pietra a tornanti sull’altro versante e li nel casco ripenso alla salita dell’erg e ai catini e dirompo in un pianto disperato rotto da una innumerevole serie di “Vaffanculo cazzo, vaffanculo cazzo, vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo,vaffanculo cazzo“,… sto singhiozzando non riesco più a fermarmi faccio una decina di tornanti così, penso alla mia famiglia, alla casa, ai bambini, ai gatti, a tutti voi che mi state seguendo con così tanto affetto e ardimento.
E più penso, più piango, e sputo nel casco tutto il muco che mi scende pieno di polvere perché c’ho i soliti 2 stronzi davanti… ma ormai non me ne frega più un cazzo di niente. Io a questa cosa ci tengo più di tutti voi stronzi (gli altri piloti) messi assieme. Sono disperato e adesso incazzato. Arrivo sul pacifico, è uno spiaggione di 20 km da fare a fuoco con carregge stile touquet. E’ quello che avevo bisogno.
Faccio seconda terza quanrta quinta e sesta piena e facccio sti cazzo di km tutti a fuoco, il polso destro mi fa male, la moto sbacchetta molto ma con regolarità e io me la faccio tutta col motore che urla e brucia così come il mio io.
Quando la 6a lega, butto la quinta e di nuovo a fuoco.
Arrivo alla fine della speciale.
Ce l’ho fatta.
Per oggi.
Tappa 5 – Arequipa Arica – l’inferno del mio fisico – fesh fesh
Cazzo sarà mai?
E’ un girone dell’inferno.
Si parte subito con un canalone in discesa pieno di pietre. Il fesh fesh è come borotalco, appiccicoso come il Vinavil e volatilissimo.
Non riesco a vedere la mia ruota davanti, i quad riescono a galleggiare e sorpassano le moto.
Le moto impazziscono.
La moto mi vola in terra 2/3/4 volte e rialzarla in pendenza è un lavoro atroce.
Si respira a fatica.
Premo il sentinel e tutto il canalone è un rimbombare di beep beep.
Sono tutti impestati in questo posto di merda.
Alcuni tratti si fanno a piedi perché nascosti sotto 30/40cm di fesh fesh ci sono boccioni che ti buttano per terra. E sono un 10km tutti così.
La speciale è solo 130km. Ma ci vorranno 5 ore per uscirne.
Finito il canyon inizia un fuori pista oueddato e pietroso.
Vedo una moto sul cavalletto da lontano, avvicinandomi scorgo il numero 172. No. COSA?!? 172? E’ Bamba, Cristo.
Voglio avvicinarmi ma non troppo perché sono terrorizzato dal vedere una moto demolita… A occhio non sembra però… E’ un tuffo al cuore.
La moto di un amico, di un fratello di tante avventure ferma sul cavalletto in una tappa della Dakar è penso una delle sensazioni più terribili che si possano provare.
Questa cosa mi butta di nuovo nello sconforto.
Penso a mille possibilità.
Lui non c’è.
Tento di rifugiarmi nell’idea che abbia rotto il motore e prego per lui, prego per i 20 km che proseguono. Arrivo in un canyon. Siamo di nuovo alle prese col FF… a metà del canyon vedo un omino tutto bianco. Una motina tutta bianca.
Questo omino sbatte le mani sul petto per pulirsi e spuntano il blu e i loghi di Endurolgy.
E’ il Rampo.
Si e’ cappottato nel FF. Ha gli occhi fuori dalle orbite. E’ demolito tanto quanto me.
Sono i 130 km piu’ devastanti. Ha tirato su la moto innumerevoli volte.
Arriviamo insieme alla fine della speciale dopo 5 ore di calvario fisico con l’incertenza del nostro Bamba. Mega trasferimento su asfalto, facciamo la dogana e arriviamo in Cile. Arrivo al bivacco, al tramonto, cerchiamo il nostro Furgone Boano sicuro di trovarci Bamba. E invece no. Tolgo la maschera senza neanche spegnere il motore e Robi mi fa:
Ci crolla il mondo addosso. Siamo distrutti. Siamo disperati per il nostro amico.
Lo chiamo immediatamente ma il tel non va… finalmente lo sento, ha la voce impastata, è da solo in un ospedale peruviano.
Dio mio quante bastonate dovremo ancora prendere. TANTE.
Stasera si cambia l’ora. Sarebbero le 19, ma si sposta in avanti di 2 ore quindi son già le 21.
Non andremo a letto prima delle 24.
Sveglia ore 4.
Alle 3:30 sono già sveglio. Ormai siamo devastati.
Tappa 6 – Arica Calama
Doppia speciale. Al mattino dune e FF. Le dune però ce le fanno fare molto presto e quindi la sabbia è buona…cazzo che bello.
Mi prendo bene e inizio a danzare. Mi piace è stupendo.
La sabbia è giusta, l’aria è buona. Ho 3 ore e mezza di sonno ma mi sento bene. Facciamo gli attraversamenti senza problemi.
In cima alla duna più alta c’è l’elicottero con Lavigne. La duna è catinata sulla sommità ma usciamo indenni.
Mega trasferimento, asfalto caldissimo. 2a speciale. E qua è dura.
Non vedo il Rampo… iniziano a passare le macchine, i sentinel suonano nella polvere più micidiale… finisico a 60 allora in un oued, ovverosia un crepaccio scavato dall’acqua in questa piana arida di merda. Lo vedo all’ultimo per la polvere, inchiodo, metto la moto di traverso e atterro parallelo sull’altra sponda, sfondandola e rotolando dentro al crepaccio, profondo un metro e mezzo.
Mi fa male il ginocchio, il polso, la caviglia.
Un male di merda.
Un argentino che sopraggiungeva si ferma e mi aiuta a tirar fuori la moto incastrata nel buco. Tutta la strumentazione è storta, un ICO è partito. L’argentino mi fa con la mano e dice “Tranchilo!”.
Eh, tranchilo un cazzo.
Sta speciale è stata disegnata per ammazzare la gente. Riparto molto dolorante piano piano. Talmente piano che mi passano i tre kamaz russi a fuoco uno dietro l’altro. Fanno paura, fischiano… eruttano fumo nerissimo e scannano come dei bastardi. Nel tragitto vedo svariate moto ferme.
Una Honda non ufficiale è in mille pezzi. Mille.
Malconcio arrivo alla fine della speciale. C’è l’ambulanza e chiedo subito del ghiaccio. Non ce l’hanno. Ma come cazzo fa un ambulanza a non avere ghiaccio porca di quella puttana!!!!… allora mi faccio dare una bottiglia fredda da 2 litri e me la rovescio tutta nello stivale. E’ come venire. Aspetto il rampo, 10/20 minuti non arriva. Cazzo.
Inizio il trasferimento, arrivo al bivacco. Il bivacco sembra lunare. Tira un vento della madonna e la gente gira con la mascherina per la polvere. Non si vede un cazzo. Trovo Boano finalmente. Dopo una decina di minuti arriva il Rampo. E’ talmente stravolto che gli cade la moto facendo la curva. Cade a terra tenendosi il polso, Dentro il casco sta piangendo disperato, glielo levo. Singhiozzando ci racconta di essersi cappottato un po come ho fatto io. Ha una mano gonfia come un pallone. Non riesce a fare nulla, lo aiutiamo tutti. I dottori gli fanno la radiografia, nulla di rotto. Può proseguire. Però ‘sti gran cazzi!
Dormiremo 4:30 ore domani si svalicano le Ande
Tappa 7 – Calama salta – oggi è la tappa Marathon. Stasera si dorme per terra senza assistenza.
si parte col buio…il notaio e’ a pezzi fisicamente e psicologicamente. Non riesce a vestirsi. Io non sto molto meglio. Dobbiamo coprirci moltissimo perche’ a 5000 mt fa un freddo della madonna. Siamo imbarrati di strati, non si riesce a giudare. Non riusciamo a cagare. Si caga sulla strada, piu’ volte. L’ultima e’ su un plateau a 4000 mt. Cagare a 4000 mt e’ come partorire a livello del mare. E’ faticosissimo. E in piu’ quello che mangi ti fa bruciare il culo da matti. E farsi 800km in sella col culo rotto ti picchia in testa ad ogni movimento. Scendendo dal plateau vediamo una moto per terra e un militare seduto su una sedia in evidente stato di shock. Apprenderemo la sera che un giovane francese ha centrato in pieno una cammionetta dei carabinieri. E’ morto. Un minuto di silenzio al bivacco dove molti tentano malamente di trattenere le lacrime per la perdita di un pilota.
Parte la speciale. E’ stile sardegna. Ci siamo preposti che staro’ dietro di lui per aiutarlo se cade o se ha problemi. Ma il coglione che alla fine e’ un toro si gasa e inizia a tirare, e io dietro di lui. E ci divertiamo come dei matti perche’ il tracciato e’ fatto per noi. Sembra di essere in sardegna. Lo facciamo a fuoco. Cade un paio di volte e io lo cazzio perche’ si tira su la moto da solo. Fine speciale. Siamo malconci. Ma cazzo ci siamo. E cazzo non molliamo. Secondo trasferimento. 160 km. Cazzo sara’ mai? Ormai 160 km di asfalto alla fine li sognamo come l’eden. E no. e’ una stradina sterrata di montagna che si inerpica a 4.990 mt di quota con strapiombi paurosi. E’ coperto. Si gela. Si fa fatica a respirare. Ce il toyota assistenza con l’ossigeno lungo la strada che ad alucni servira’ per il mal di montagna. Ogni movimento e’ faticosissimo. Inizia a piovere. Grandina. Arriviamo al bivacco marathon alla sera. Facciamo i filtri. Andiamo a letto. Cioe tutti per terra in un palestrone su materassini di dubbia qulaita. Despres si cambia il motore…da solo…cosi’…
Tappa 8 – Salta Tucuman
La 1a speciale viene annullata per le piogge che hanno ingrossato i fiumi. E’ come manna dal cielo. Pero’ allora vi fate 170 km di trasferimento in piu. E figuriamoci.
Speciale non degna di nota se non per dunette verdeggianti molli e rompicoglioni. Finisce la speciale. 220 km di trasferimento verso tucuman dove non si riesce a passare dalla gente che c’e’ in strada. Gli argentini sono in visibilio. E’ come se avessero vinto il mondiale. Sulle strade ovunque ci sono miglialia di persone. In alcuni tratti dobbiamo farci largo a colpi di limitatore. In alcuni tratti non capiamo quale sia la strada perche’ e’ invasa di persone. Rinizia lo spettacolo dei saluti. E questa cosa ti da la forza di continuare. E0 bellissimo. Alla fine di una fila di persone una tira su la maglietta e ci fa vedere le tette. E tutto quanto diventa bellissimo. Ci sentiamo in pace. Sento suonare una macchina piu’ del solito. E’ papa’ con olga che ci aspettava aun bivio e ci scorta fino al bivacco. Siamo alle stelle. Siamo a Tucuman. Per la giornata di riposo. Che vi dedico con queste righe per quanto ci siete stati vicini in questi giorni. Grazie. A voi. Per le mail gli sms e tutto l’affetto che sentiamo.
Domani si riparte. Altre 6 tappe. Stateci vicino. Non possiamo farcela senza di voi.
Vostro fino slls finr