Paolo Ceci (Speedbrain) si chiede,
“ma perchè ogni volta che vengo io alla Dakar dicono che sia una delle edizioni più difficili?”.
In effetti il pilota modenese di Dakar in questi ultimi anni ne ha saltata solo una, quella del 2013, che a detta di tutti è stata davvero troppo semplice. Invece quest’anno è senza dubbio una delle più dure, in assoluto, e lui si ritrova a rappresentare i colori dell’Italia insieme al solo Luca Viglio, nell’armata dei motociclisti ancora rimasti in gara. Forse non più di 90 stando alle cifre alla partenza stamattina.
Paolo Ceci è uno tosto, ha esperienza, ha la testa sulle spalle e non si perde d’animo. Sa come affrontare le avversità delle prove speciali e le difficoltà di ogni singola giornata, ma la stanchezza la sente anche lui, come tutti gli altri piloti. Come se non bastasse l’altro ieri ha preso anche una brutta botta alla mano sinistra che ora è gonfia come un panino ben lievitato e ovviamente gli fa male.
“Non è rotta per fortuna – dice Paolo – perchè altrimenti non riuscirei a piegare le dita, però fa male e correre tutto il giorno non è facile. Specie nella speciale di ieri (la quinta, ormai famosa per la sua difficoltà) tirare su la moto in ogni dunetta di sabbia molle non è stato mica uno scherzo”.
Però Paolo non mollerebbe mai e racconta con candore perchè ha la mano gonfia:
“Sono finito contro un quad, nella quarta tappa. Stavo viaggiando nella sua polvere ed improvvisamente lui ha pensato di cambiare traiettoria e di spostarsi a sinistra. Nella polvere non l’ho neanche visto e ci sono finito sopra, violentemente, andando a sbattere con la mia mano e il manubrio contro di lui. La botta è stata fortissima e la moto dopo la caduta era tutta storta. Calcolando che mi è successo nei primi trenta chilometri e che poi ne ho fatti altri trecento con la moto in quello stato, si capisce come la mia quarta giornata non sia stata tanto semplice”.
E poi racconta un aneddoto di ieri pomeriggio:
“Ero sfinito, quasi alla fine della prima ed unica speciale, per fortuna, della giornata. Avevo una sete spaventosa e avevo finito l’acqua nel camelback. Sapevo che mancava poco alla fine e che ero messo abbastanza bene in classifica anche se andare a cercare il famoso wpt che hanno mancato in parecchi mi aveva fatto perdere una ventina di minuti di troppo, però avevo una gran sete. Ad un certo punto, a circa cento metri di distanza, ho visto il riflesso di una bottiglia di Coca Cola. Ce l’aveva in mano una persona in mezzo al pubblico. Ghiacciata, vedevo la brina sulla bottiglia da lontano. Ho pensato: E’ mia! Sono partito in quella direzione con la moto e non ho detto una parola. Sono arrivato davanti a questo ragazzo che aveva la bottiglia in mano, gliel’ho portata via e me la sono scolata, senza una parola, senza respirare, senza prendere fiato un secondo. L’ho svuotata tutta e mi è sembrata la Coca Cola più buona della mia vita !”.
di Elisabetta Caracciolo
Un commento su “Paolo Ceci resiste alla Dakar”
Marco
Bellissimo Articolo , complimenti alla redazione