Francesco Catanese si è ritirato ieri pomeriggio. Il pilotone di Sasso Marconi ha detto basta e si è fermato, decidendo di ricorrere ai soccorsi, a metà circa della prima prova speciale di ieri, una delle più dure in assoluto, da Chilecito a Tucuman. Nonostante la sua statura e la sua possenza, Francesco ha deciso di fermarsi, ed in effetti lo ha fatto in extremis. Se avesse aspettato ancora forse sarebbe finita peggio. E’ lui che racconta l’accaduto.
“Sono ripartito ieri mattina, in ritardo perchè al momento del via della prova speciale avevo problemi con la strumentazione e ho perso tempo a sistemarla. Poi sono entrato e ho cominciato la gara, con il caldo terribile e mi già sentivo stanchissimo dopo pochi chilometri. La speciale era tutta fatta di dunette, salite e discese su terra e sabbia terribile, morbidissima con le moto che ci affondavano dentro. Stavo andando avanti come potevo, e ad un certo punto mi hanno raggiunto le macchine e i camion e da lì la fatica si è triplicata. Con la polvere che alzavano facevo fatica a respirare ed avevo il fiato corto, ed ogni volta che mi insabbiavo tirare fuori la mia Yamaha era un supplizio. Poi ho trovato Camelia Liparoti, (pilota di quad) insabbiata con il suo quad e mi ha chiesto se l’aiutavo a tirarlo fuori. Non potevo dirle di no e così l’ho aiutata e lì mi sono bruciato tutte le mie ultime energie. Sono ripartito ma non ce la facevo più, mi rendevo conto di essere annebbiato, di non ragionare più con lucidità e dopo pochi chilometri mi sono fermato con altri due piloti. Avevamo finito l’acqua e abbiamo cominciato a chiedere alle vetture che passavano, e ai camion, se avevano dell’acqua, e nessuno ce l’ha data. Poi è arrivata Camelia e si è insabbiata. Ha chiesto nuovamente a noi se l’aiutavamo ma questa volta nessuno di noi ha risposto, non riuscivamo neanche a parlare…Allora lei ha chiamato l’organizzazione con l’Iritrack e ha detto che stavamo tutti bene ma che avevamo bisogno di acqua, dovevano portarci dell’acqua e in quel momento io le ho detto “Oltre all’acqua, fai arrivare qui anche l’elicottero, che io mi ritiro”.
Poi i ricordi sono annebbiati. L’elicottero è arrivato e i medici hanno subito controllato i piloti. Hanno fatto sdraiare Francesco e gli hanno misurato la pressione. Una volta. Due volte. Tre volte e il medico scuoteva la testa. “Che cosa c’è – ha chiesto Francesco – quant’è ?” E il personale medico mi ha risposto…”8”. Catanese aveva otto di minima, praticamente se ne stava andando ! Era in pieno collasso.
Così lo hanno caricato in elicottero e lo hanno portato al bivacco di Tucuman, nella tenda medica. 5 sacche di soluzione, 5 flebo dunque, per riportarlo in qua. Per farlo ragionare più lucidamente. Sdraiato scomposto sulla branda nella tenda medica non capiva più le cose che gli dicevano, ma man mano che il liquido entrava in circolo si sentiva meglio. Ieri sera, intorno alle 11, era al bivacco, stanchissimo ma lucido e sereno, che si preparava al rientro. Non ha neanche aspettato di venire a Salta. Ha trovato un aereo da Tucuman e stamattina è ripartito per Buenos Aires e da lì per l’Italia.
Francesco Catanese bruciato dalla Dakar
Tags: carbon underwear | Dakar 2014 | motociclismo | motocross | motorally | rallye
Francesco Catanese si è ritirato ieri pomeriggio. Il pilotone di Sasso Marconi ha detto basta e si è fermato, decidendo di ricorrere ai soccorsi, a metà circa della prima prova speciale di ieri, una delle più dure in assoluto, da Chilecito a Tucuman. Nonostante la sua statura e la sua possenza, Francesco ha deciso di fermarsi, ed in effetti lo ha fatto in extremis. Se avesse aspettato ancora forse sarebbe finita peggio. E’ lui che racconta l’accaduto.
Poi i ricordi sono annebbiati. L’elicottero è arrivato e i medici hanno subito controllato i piloti. Hanno fatto sdraiare Francesco e gli hanno misurato la pressione. Una volta. Due volte. Tre volte e il medico scuoteva la testa. “Che cosa c’è – ha chiesto Francesco – quant’è ?” E il personale medico mi ha risposto…”8”. Catanese aveva otto di minima, praticamente se ne stava andando ! Era in pieno collasso.
Così lo hanno caricato in elicottero e lo hanno portato al bivacco di Tucuman, nella tenda medica. 5 sacche di soluzione, 5 flebo dunque, per riportarlo in qua. Per farlo ragionare più lucidamente. Sdraiato scomposto sulla branda nella tenda medica non capiva più le cose che gli dicevano, ma man mano che il liquido entrava in circolo si sentiva meglio. Ieri sera, intorno alle 11, era al bivacco, stanchissimo ma lucido e sereno, che si preparava al rientro. Non ha neanche aspettato di venire a Salta. Ha trovato un aereo da Tucuman e stamattina è ripartito per Buenos Aires e da lì per l’Italia.